"Per un calcio integrato" all'Orogel Stadium

I ragazzi protagonisti del progetto “Per un calcio integrato” ieri pomeriggio hanno ricevuto la sorpresa di una visita di quattro calciatori tra prima squadra e Primavera in occasione della seduta di allenamento svolta all’Orogel Stadium. I bianconeri Cristian Shpendi, Enea Pitti, Simone Abbondanza e Gianmarco Castorri hanno assistito all'allenamento svolto, per l'occasione, insieme ai gruppi di Savignano e San Marino

L’iniziativa è giunta alla sesta edizione e nel 2020 è stata insignita dei Grassroots Awards, i riconoscimenti istituiti dalla Uefa e destinati ai club che operano nel calcio di base, aggiudicandosi il premio speciale nella categoria “Miglior iniziativa su calcio e disabilità”, “per aver promosso un particolare progetto sul tema dell’inclusione dei giovani con disabilità intellettive attraverso il calcio, riuscendo così a combinare sport ed inclusione sociale”.

Come nelle edizioni passate il progetto si avvale di esperti di dinamiche socio-relazionale e degli istruttori qualificati FIGC messi a disposizione da AIAC Onlus, tra i quali il cesenate Massimo Buratti che dell’associazione è consigliere nazionale.

"La nostra idea è quella di un calcio per tutti, offrendo possibilità a ragazzi che non ne hanno tante perchè, anche a livello sportivo, ci sono poche realtà che offrono alternative. L'obiettivo è quello di sviluppare un progetto a livello territoriale, per poi aprirlo a livello nazionale in cui sono presenti poche realtà come la nostra. Il progetto col Cesena FC, per come è sviluppato e con l'apporto del settore giovanile, è unico in Italia a livello professionistico. L'AIAC ci considera tra i promotori dell'iniziativa e del percorso progettuale e stiamo cercando di esportare questa idea di un lavoro organizzato anche ad altre realtà, professionistiche e non. La stessa UEFA promuove l'integrazione nello sport, pur riconoscendo che ci sono ancora dei "muri da abbattere" - spiega Massimo Buratti che poi continua: "La differenza è proprio questa: la simbiosi creata col settore giovanile. I ragazzi normodotati aiutano i ragazzi con disabilità ad alimentare la propria autostima e nello sviluppo del gioco. Il lavoro a specchio ti mette nelle condizioni di crescere e aggiungere qualcosa. Quello che secondo me diventa molto importante per i ragazzi normodotati è proprio l’esperienza che vivono a livello sortivo che non possono trovare in nessun’altro ambiente. Qui trovano valori come la solidarietà e l'aiutare il prossimo, che nella crescita e nella formazione di un ragazzo sono fondamentali. Anche per i bambini dell’attività di base può essere utile, ti permette di iniziare a cogliere le differenze e a capire tanti aspetti determinati dalle proprie autonomie".